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mercoledì 10 giugno 2015

Mafia Capitale: Buzzi informato da un carabiniere del Quirinale



"Caro Salvatore sto uscendo ora dal tribunale. Sono stati depositati per l'archiviazione tutti i fascicoli inerenti la situazione che ben conosci. Siamo grandi, anzi grandissimi... sono strafelice per quello che sono riuscito a fare... un forte abbraccio". Cosi' il 24 luglio dello scorso anno Giampaolo Cosimo De Pascali, appuntato scelto in servizio presso il Reparto Carabinieri Presidenza della Repubblica, presso Ufficio Direzione SCSS Roma, scriveva, con un sms, a Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa '29 giugno'. Almeno 50 contatti telefonici tra i due, a partire dal settembre 2013, sono stati documentati dal Ros a dimostrazione che Buzzi, ritenuto uno dei principali esponenti dell'associazione di stampo mafioso assieme all'ex Nar Massimo Carminati, si serviva di De Pascali "per acquisire informazioni di natura giudiziaria e per ottenere favori di vario genere". De Pascali, secondo gli investigatori, sarebbe stato presentato a Buzzi da Giovanni Tinozzi, direttore di un ristorante in via Veneto ("Gianni e' un amico mio del paese, che mi ha messo in contatto con uno del Quirinale che mi sta a fa..."). Le conversazioni intercettate dal settembre di due anni fa evidenziano che "Buzzi stava ottenendo, tramite De Pascali, informazioni relative alla gara per la gestione triennale 2013/2016 del Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, procedura pubblica alla quale stava partecipando la Eriches29 dello stesso Buzzi e sulla quale convergevano gli interessi del sodalizio indagato". Nel merito - si legge negli atti dell'inchiesta - "si rileva che nel corso di una telefonata intercorsa tra Massimo Carminati e Buzzi, quest'ultimo riferiva di una persona 'al Quirinale' che avrebbe dovuto incontrare in relazione 'all'audizione in Prefettura sul Cara di Castelnuovo di Porto'". Il 24 settembre 2013 De Pascali chiamava Buzzi per informarlo che a breve gli avrebbero dato "il seguito alla... diciamo all'appalto che avete vinto... te lo volevo dire... speravo di anticipare la chiamata perche' l'ho saputo, ecco, questa mattina, e quindi ero qui a studio, ho detto 'fammelo chiamare a Salvatore, speriamo non l'abbiano ancora chiamato', cosi' ho detto se non altro gli anticipo la notizia". Buzzi ringraziava e De Pascali concludeva esprimendo la massima disponibilita' nei suoi confronti: "Noi ci siamo conosciuti da poco ma e' inutile dirti che qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno, ecco, basta... basta che me lo dici". Quattro giorni dopo De Pascali contattava Buzzi per anticipargli l'esito della gara in parola: "La settimana prossima, champagne e ostriche" e proseguiva : "Ho avuto, ripeto, non c'era bisogno perche' la persona che avevo interessato era di primissimo livello e non mi raccontano cazzate e oggi mi ha confermato guarda sono preoccupato perche' non e' ancora arrivato nulla e lui mi ha detto, testuali parole, 'Giampaolo non c'e' nessun problema perche' l'ho vista io la firma e loro lo dovrebbero ricevere a giorni'". Il 30 settembre Buzzi informava De Pascali, tramite sms, di aver ricevuto la 'conferma ufficiale, abbiamo vinto', e De Pascali rispondeva: 'nn avevo dubbi, ormai la situazione era blindata'. Indicativa e' poi una conversazione tra i due nell'estate del 2014 con l'appuntato che diceva "...da quando ci sono io ci sono mai stati problemi?" e Buzzi "oh, ma lo sai che la Guardia di Finanza ha concluso l'ispezione non ha trovato nulla, nulla, c'ha fatto i complimenti". E De Pascali: "E secondo te, perche'...?". Per la Cassazione l'inchiesta su Mafia Capitale e' un'associazione di stampo mafioso. Ne e' convinta la sesta sezione penale, come si evidenzia nelle motivazioni delle sentenze, depositate oggi, con cui il 10 aprile scorso vennero rigettati i principali ricorsi di numerosi personaggi coinvolti nell'indagine, tra cui Salvatore Buzzi. "Ai fini della configurabilita' del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso - scrive la Suprema Corte - la forza intimidatrice espressa dal vincolo associativo dalla quale derivano assoggettamento ed omerta' puo' essere diretta tanto a minacciare la vita o l'incolumita' personale, quanto, anche o soltanto, le essenziali condizioni esistenziali, economiche o lavorative di specifiche categorie di soggetti". Per i giudici di piazza Cavour, che affermano nelle sentenze un nuovo principio di diritto, "ferma restando una riserva di violenza nel patrimonio associativo, tale forza intimidatrice puo' venire acquisita con la creazione di una struttura organizzativa che, in virtu' di contiguita' politiche ed elettorali, con l'uso di prevaricazioni e con una sistemica attivita' corruttiva, esercita condizionamenti diffusi nell'assegnazione di appalti, nel rilascio di concessioni, nel controllo di settori di attivita' di enti pubblici o di aziende parimenti pubbliche, tanto da determinare - si spiega nelle sentenze - un sostanziale annullamento della concorrenza o di nuove iniziative da parte di chi non aderisca o non sia contiguo al sodalizio". 

(AGI)

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