Conti pubblici, Mattarella boccia il decreto del governo per salvare i bilanci delle Regioni
Il provvedimento non è finito sul tavolo del Consiglio dei ministri di martedì: il Colle ha chiesto "approfondimenti". Per nascondere i disavanzi creati dall'uso improprio dei soldi che lo Stato aveva girato agli enti locali per pagare i loro debiti era stato messo a punto un escamotage contabile
Salvare i disastrati bilanci regionali con un trucco contabile? Non s'ha da fare. Stavolta, ed è la prima, il Colle ha messo il veto. La presidenza della Repubblica ha bocciato in via preventiva, chiedendo "approfondimenti", il decreto con cui il governo Renzi voleva tamponare la voragine dei conti di diverse Regioni e salvare in un colpo solo anche quelli nazionali. Su cui inevitabilmente si ripercuote il disavanzo creato dall'uso improprio dei soldi che lo Stato aveva girato agli enti locali per pagare i loro debiti nei confronti dei fornitori. Così il provvedimento non è approdato sul tavolo del consiglio dei ministri di martedì, come invece era nelle intenzioni dell'esecutivo. L'escamotage messo a punto da Palazzo Chigi e ministero dell'Economia non è piaciuto a Sergio Mattarella, che a dispetto dei suoi ormai proverbiali "silenzi" e della fama di non interventista in questo caso è stato irremovibile. E non per questioni meramente giuridiche, come avvenuto nel caso dei decreti d'urgenza sui precari della scuola e sulla Rai, trasformati di conseguenza in disegni di legge. Peraltro anche l'altro decreto varato dal cdm, quello sulla proroga dei termini per aderire al rientro dei capitali, è stato oggetto di obiezioni da parte del Quirinale: per questo l'approvazione prevista per la settimana scorsa è slittata e l'originario testo "omnibus" è stato modificato restringendone il campo.
Salvare i disastrati bilanci regionali con un trucco contabile? Non s'ha da fare. Stavolta, ed è la prima, il Colle ha messo il veto. La presidenza della Repubblica ha bocciato in via preventiva, chiedendo "approfondimenti", il decreto con cui il governo Renzi voleva tamponare la voragine dei conti di diverse Regioni e salvare in un colpo solo anche quelli nazionali. Su cui inevitabilmente si ripercuote il disavanzo creato dall'uso improprio dei soldi che lo Stato aveva girato agli enti locali per pagare i loro debiti nei confronti dei fornitori. Così il provvedimento non è approdato sul tavolo del consiglio dei ministri di martedì, come invece era nelle intenzioni dell'esecutivo. L'escamotage messo a punto da Palazzo Chigi e ministero dell'Economia non è piaciuto a Sergio Mattarella, che a dispetto dei suoi ormai proverbiali "silenzi" e della fama di non interventista in questo caso è stato irremovibile. E non per questioni meramente giuridiche, come avvenuto nel caso dei decreti d'urgenza sui precari della scuola e sulla Rai, trasformati di conseguenza in disegni di legge. Peraltro anche l'altro decreto varato dal cdm, quello sulla proroga dei termini per aderire al rientro dei capitali, è stato oggetto di obiezioni da parte del Quirinale: per questo l'approvazione prevista per la settimana scorsa è slittata e l'originario testo "omnibus" è stato modificato restringendone il campo.
Per quanto riguarda il merito, a suscitare dubbi è stato il fatto che la norma scritta dal governo avrebbe consentito ai governatori di salvarsi con una semplice rettifica contabile. Cioè in pratica nascondendo - ma senza risolverlo - il problema venuto alla ribalta quando la Corte dei Conti ha bocciato il rendiconto regionale del Piemonte, attestando che la regione nel 2013 ha avuto un rosso di 5 miliardi e non 360 milioni come indicato dalla giunta Cota. Un altro trucco, dunque, per mascherare quello usato in passato da alcune amministrazioni per fare quadrare i conti e finito nel mirino della magistratura contabile.
Continua a leggere su Il Fatto Quotidiano
Continua a leggere su Il Fatto Quotidiano
SPERIAMO CHE SI SIA SVEGLIATO ALLE PROPRIE RESPONSABILITA ....quelle giuste non di piu ....ma neanche di meno .......Finalmente
RispondiElimina