Dopo il caso Quarto, Chi ne esce più forte? M5s o PD?

venerdì 30 ottobre 2015

Ignazio Marino indagato per peculato e truffa



Ignazio Marino indagato per peculato e 25 consiglieri pronti a lasciare. Potrebbe essere arrivato il giorno decisivo, quello in cui il Pd riuscirà a staccare la spina al sindaco, che giovedì aveva ritirato le dimissioni rassegnate il 12 ottobre. E che continua a difendersi: “Io vi parlo assolutamente con molta tranquillità – ha risposto questa mattina il sindaco a chi gli chiedeva se potesse confermare o smentire la notizia che lo vedrebbe indagato per peculato – ma lo farò all’Auditorium così siamo tutti insieme e parlo una volta sola”. “Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato”, ha detto ancora il sindaco citando il presidente del Cile Salvator Allende, durante la cerimonia di intitolazione del parco di Tor Vergata al capo di Stato cileno assassinato l’11 settembre 1973. Alle 11.30 il sindaco è atteso al Parco della Musica di Roma per l’insediamento del nuvo consiglio di amministrazione. Alle 12 è prevista una conferenza stampa.
L’ora dello showdown non è ancora stata fissata, ma, secondo l’Adnkronos, sono previste nel primo pomeriggio di oggi le dimissioni di massa dei 19 consiglieri del Pd e degli altri 6, che si sono detti disponibili a firmare il passo indietro per raggiungere almeno il numero dei 25 necessari a determinare lo scioglimento del consiglio comunale. Nella riunione di ieri, durata oltre 8 ore, si sarebbe chiuso il cerchio con l’appoggio di consiglieri di altre liste. Tra questi ci sarebbero Daniele Parrucci, di Centro Democratico, presente anche ieri al Nazareno, e probabilmente una dei componenti della Lista Civica Marino, Svetlana Celli. Inoltre, nell’opposizione, sarebbero pronti a firmare le dimissioni Alfio Marchini e Alessandro Onorato della Lista Marchini. Tutti i sei firmatari di altri gruppi comunque, assicura qualche consigliere dem, non hanno a che fare con l’ex amministrazione di Gianni Alemanno e non sono stati toccati dalla vicenda Mafia Capitale. Un punto cruciale questo per mettere d’accordo il gruppo dem, in cui era emerso qualche maldipancia di fronte all’eventualità di mandare a casa Marino grazie all’appoggio di personalità legate alla precedente amministrazione. I consiglieri dimissionari dovranno presentare la lettera di dimissioni tutti nello stesso momento per causare la caduta del consiglio, altrimenti a ciascuno dei consiglieri dimissionari subentrerebbe il primo dei non eletti e solo a esaurimento della lista scatterebbe la decadenza.
Secondo La Repubblica e il Corriere della Sera, a carico di Marino ci sarebbero due le indagini della Procura di Roma. La prima, e più nota alle cronache, è il cosiddetto “caso scontrini”, relativa all’inchiesta sulle note spese saldate con le carte di credito del Comune. Vicenda per la quale il 19 ottobre il sindaco si era presentato a piazzale Clodio, accompagnato dall’avvocato Enzo Musco, e aveva raccontato ai magistrati la propria versione dei fatti. Commettendo, secondo La Repubblica, un autogol: il primo cittadino aveva spiegato che le firme apposte in calce ad almeno 7 note spese non erano le sue, ma era stata apposta da uno o più dirigenti. Una prassi, aveva spiegato, avallata dalla sua segreteria. Questo, secondo il quotidiano romano, sarebbe valsa a Marino l’accusa di concorso in falso materiale e ideologico. Il sindaco poi sarebbe al corrente della propria iscrizione nel registro degli indagati da mercoledì. La conferma arriva dal legale, che però precisa: “L’avviso di garanzia – ha spiegato Musco – è a tutela della persona, non contro. Proceduralmente è un passaggio obbligato per lo sviluppo e per le conclusioni delle indagini per le quali è prevista anche l’archiviazione”.
L’altra indagine riguarderebbe invece la “Image Onlus“, fondata dal chirurgo nel 2005 per portare aiuti sanitari in Honduras e Congo. Secondo il Corriere, il sindaco sarebbe indagato da alcuni mesi con l’accusa di truffa (a essere contestati sono due contratti di consulenza che avrebbero garantito all’associazione sgravi fiscali previsti dalla legge Biagi), ma la conferma sarebbe arrivata giovedì, per un altro autogol, questa volta firmato dal suo legale. “Mi hanno riferito ieri – spiegava Musco – che c’è questa richiesta di archiviazione perché il mio assistito non c’entrava nulla con questa vicenda, non era neppure il presidente della Onlus. Era una storia chiusa”. Ma un’ora dopo era arrivata la smentita della Procura. Una smentita che, secondo il quotidiano milanese, conferma l’iscrizione di Marino nel registro degli indagati.
Le due notizie arrivano a poche ore dal dietrofront di Marino, che giovedì aveva ritirato le dimissioni. “Abbiamo ripristinato legalità e trasparenza – spiegava il sindaco – alla presidente del consiglio Comunale Valeria Baglio esprimerò la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell’aula Giulio Cesare. Ritengo che ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula, un consiglio comunale e io sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza per illustrare quanto fatto: le cose positive, gli errori e la visione per il futuro”. La risposta del partito non si faceva attendere e il presidente del Pd e commissario cittadino del partitoMatteo Orfini chiedeva ai consiglieri Pd di rimettere il mandato in modo da far decadere l’Assemblea capitolina e quindi il primo cittadino.

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