Presunti favori, nei guai Francesca Cannizzo pizzicata al telefono con il magistrato accusato di corruzione. Non è indagata ma i grillini chiedono la sua testa
A traballare, per le intercettazioni con l'amica giudice da cui sembrano emergere non solo confidenza ma pure richieste di favori e raccomandazioni, c'è anche il prefetto del capoluogo siciliano, Francesca Cannizzo. Il prefetto non è indagata. Ma a chiedere al ministro dell'Interno Angelino Alfano la sua testa, proprio in seguito alle numerose intercettazioni finite sui giornali locali, sono i grillini, che hanno presentato un'interrogazione. A siglare l'atto i deputati Cinque stelle siciliani Riccardo Nuti, Giulia Di Vita, Chiara Di Benedetto, Loredana Lupo e Claudia Mannino, che chiedono al Viminale la «rimozione del prefetto» e l'invio di commissari. «In particolare – denunciano – emergerebbero raccomandazioni incrociate tra il prefetto Cannizzo e il magistrato Saguto per l'assunzione o la nomina di soggetti a loro vicini».
Molto amiche, la giudice indagata e il prefetto. Nelle conversazioni tra loro parlano, ad esempio, di andare al mare insieme. Tanto anche con l'afa, con la scorta, mica è un problema il traffico. La scorta della Saguto - che sino a qualche giorno fa era al suo posto nonostante l'inchiesta giudiziaria - faceva commissioni per la giudice ma pure per l'amica. E così nelle intercettazioni spunta anche un sms, inviato dalla giudice ai suoi angeli custodi: «In tintoria è pronta una casacca del prefetto. La potete andare a prendere e lasciare a Villa Pajno (la residenza ufficiale dei prefetti di Palermo, vi ha abitato anche Carlo Alberto Dalla Chiesa, ndr ) al corpo di guardia». Ci sono anche le raccomandazioni. Come quella per il professor Carmelo Provenzano, il docente che per i pm avrebbe scritto la tesi di laurea del figlio della Saguto e che voleva dalla giudice un aiutino, tramite il prefetto Cannizzo, per approdare al Cara di Mineo, si, quello finito al centro della bufera per Mafia Capitale. L'ultima intercettazione, sull'edizione di Palermo di Repubblica , è venuta fuori proprio ieri: a raccomandare il nipote di un altro prefetto, per un lavoro in un bene confiscato assegnato dalla Saguto, questa volta la Cannizzo.
Tira una brutta aria, a Palermo. Lo ha ammesso ieri davanti alla commissione antimafia anche il capo della Procura di Palermo Francesco Lo Voi: «Non posso nascondere che il rischio di delegittimazione della magistratura palermitana vi sia», ha detto alla presidente Rosy Bindi. La stessa Bindi che quando l'allora direttore dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati prefetto Giuseppe Caruso denunciò le anomalie della gestione dei patrimoni sequestrati, lo accusò: «Le sue affermazioni possono delegittimare un intero sistema. Non ci ha dato risposte esaurienti». Era marzo 2014. L'attività del presunto «cerchio magico» della Saguto, pur denunciata, sarebbe proseguita per più di un anno e mezzo
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