(fonte notizia)
Le lettere dal carcere vanno dritte al cuore del Pd. Firmate da Salvatore Buzzi, grande accusato nel processo di Mafia Capitale. Passando per la prima serata di Piazza Pulita. Una decina di missive, nelle quali l’accusato si trasforma in accusatore, alludendo a mandanti politici dell’inchiesta per far fuori pezzi di Pd legato, come la sua cooperativa, alla vecchia Ditta. Una lettera è stata mandata da Buzzi direttamente a Formigli. Le altre, mandate da Buzzi a un suo amico, sono state “intercettate” da Luca Ferrari, già autore di inchieste su Mafia Capitale. E questa sera se ne parlerà durante Piazza Pulita, dove saranno letti i brani più importanti di tutte le lettere.
Ecco, ad esempio, un passaggio. Si domanda Buzzi: “Della nostra inchiesta ci sono molte cose che non mi tornano. Perché tutto questo accanimento su di noi della 29 giugno? Siamo stati sui giornali per 20 giorni, ovviamente i giornalisti sono stati ispirati, ma perché? Io credo sia una roba interna al Pd, non al livello nazionale, ma a livello più basso, direi regionale”. E precisa: “Allora tramite Carminati si vuole arrivare ad Alemanno (ci vanno vicinissimi, con Panzironi e poi Gramazio accusati di 416 bis), e questo è chiaro, ma tramite noi si vuole arrivare ad una parte precisa del Pd. Nella rete rimane impigliata la 29 Giugno, cooperativa vicina al Pd, all’area politica di Bersani, quindi si colpisce la 29 Giugno per dare una botta al Pd e così bilanciare l’inchiesta, ma al Pd a trazione Bersani”.
È un messaggio pesante che altri brani di altre lettere precisano ancora meglio. Perché Buzzi allude non solo a un mandante politico ma anche a un legame profondo con la Ditta. Che significa legame col mondo di Bersani per una cooperativa come Buzzi? Finanziamenti? Che tipo di legame è? È chiaro che si tratta di messaggi, “pizzini” inviati alla la politica. Perché in questo processo di mafia Capitale è chiaro che non c’è nessun Greganti disposto a sacrificarsi per la causa. Ecco che, oltre a Buzzi, pure Er Cecato, l’ex Nar Massimo Carminati tramite il suo avvocato oggi ha inviato il suo messaggio: “Massimo Carminati in questo processo parlerà. È intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito perché vuole chiarire un sacco di cose e lo farà”. Già: che significa in modo diverso dal solito? In modo forse diverso dal solito si sta già muovendo Luca Odevaine, che ha iniziato a collaborare con i giudici. E infatti è passato ai domiciliari: “Ha raccontato tutto – dicono i ben informati – sugli appalti e sul Cara di Mineo. Gli ultimi verbali sulla spartizione degli appalti come ha scritto Repubblica inguaiano Castiglione e il governo”. Odevaine non solo avrebbe ammesso di aver ricevuto denaro dalla Cascina, ma ha spiegato come quel denaro fosse funzionale a pilotare la gara per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo, della cui commissione aggiudicatrice faceva parte. E questo, scrive Repubblica, “con la piena consapevolezza dell’allora presidente della Provincia di Catania e oggi sottosegretario Castiglione, preoccupato di incassarne un ritorno politico”. È iniziato il processo. Per qualcuno, nel Palazzo, potrebbe essere il baratro.
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