Dopo il caso Quarto, Chi ne esce più forte? M5s o PD?

mercoledì 4 novembre 2015

Il PD di Roma si scaglia contro il Governo: "Situazione squallida"


"I nostri consiglieri sono stati costretti ad andare dal notaio e a dimettersi, è vergognoso!". Scatta l'applauso. Al circolo di Trastevere va in scena il processo del Pd a se stesso. Sul banco degli imputati i vertici del partito, in primis il commissario del Pd romano Matteo Orfini e il segretario nazionale Renzi. La parte dell'accusa invece la svolgono i militanti, la base. Sono smarriti, e arrabbiati: "C'è democrazia nel nostro partito? No, non credo". Nella storica sede del Municipio di Roma si respira un'aria densa e pesante. Pochi sorridono, molti i musi lunghi. A Fabrizio Barca il compito apparentemente insormontabile di spiegare le ragioni della cacciata di Ignazio Marino dal Campidoglio, proprio mentre l'ex sindaco attaccava via Facebook il premier Renzi:"E' bulimico di potere, voleva Roma e se l'è presa".
Una "defenestrazione" difficile da comprendere per il popolo dem, che non nasconde il suo malessere profondo. I militanti sono accorsi in tanti all'assemblea sul futuro del Pd romano. Le persone si sono accalcate fin sulla porta d'ingresso per sentire quello che ha da dire Barca, nel non facile ruolo di dirigente di partito che ha da rispondere a un bel po' di domande rimaste a lungo inevase.
"Quello che è successo è squallido: la gente mi chiede perché Marino è stato cacciato mentre il Pd non ha fatto nulla per mandare a casa Alemanno nei cinque anni precedenti. A questa domanda non so rispondere, e me ne vergogno", dice Sandra. "La scelta di cacciare Marino è stata politica ma a noi militanti nessuno è venuto a spiegarla", aggiunge Marzia. Che attacca: "Non possiamo nasconderci: il sospetto che il governo non abbia voluto aiutare il sindaco c'è. E i soldi per il Giubileo che arrivano solo dopo le dimissioni... questo è grave! è grave!", ripete. Scatta un altro applauso.
Sembra che si sia spezzato un filo tra i vertici e la base romana. L'uscita di scena forzata dell'ex sindaco ha scavato segni profondi nella pelle del partito. Ma Barca, che ha passato al setaccio i circoli romani e stilato la relazione di cui Orfini si è servito per chiudere 35 circoli su 110, prova a ricucire. "E' vero, parte del Pd si è apertamente schierato contro Marino, fin dall'inizio. Però più sono dure le battaglie che fai e più forti sono quelli che ti attaccano, tanto più i tuoi comportamenti devono essere impeccabili. E' una questione di opportunità e su quello Marino è scivolato". Ma perché non sfiduciarlo in assemblea capitolina, perché cacciarlo con un'operazione extra-consiliare, dettata dai vertici del partito, senza nessuna consultazione con la base? Perché ricorrere a un atto d'imperio?, si chiedono i militanti.
"E' stato un atto di correttezza umana - risponde Barca - perché portarlo in aula per poi sfiduciarlo? A che serve? Ci sono dei momenti in cui bisogna prendere atto che un'esperienza è finita. E' stato un atto di autotutela umana nei confronti del sindaco, ho anche litigato con chi incoraggiava inutilmente Marino ad andare avanti".
L'ex ministro del governo Monti prova a mettere in fila le cause che hanno portato alla situazione attuale. Dopo lo scoppio del bubbone di Mafia Capitale "il Pd ha percorso due strate: da un lato ha commissariato il partito chiudendo alcuni circoli sulla base del lavoro svolto da me e dal mio team nella mappatura; dall'altro ha ridato fiducia alla giunta Marino rafforzandola con gli ingressi di Causi, Rossi Doria, Esposito". Due processi avviati, ma non conclusi. Perché la brusca accelerazione che ha portato all'uscita di scena di Marino li ha stoppati. "Sul fronte del partito io ho dato via alla pars destruens, poi spero che arrivi la part costruens, la riorganizzazione del partito sul territorio. Anche sul fronte amministrativo alcuni risultati ottenuti dalla giunta sono dovuti ai nuovi ingressi, al rafforzamento e quindi al lavoro di commissariamento del Pd. Ma poi la giunta non è riuscita più a lavorare e ad andare avanti".
Una squadra che è riuscita a portare a casa alcuni risultati positivi, riconosce Barca nel ruolo di difensore del Pd davanti a una platea scoraggiata e incredula. "Con Marino c'è stata un'intenzionale discontinuità con il sistema precedente", dice l'ex ministro. "Il tuo linguaggio mi piace, Fabrizio - risponde Nino - ma non è lo stesso linguaggio che usa il partito. E' stata interrotta un'esperienza coraggiosa, si guardi ai Fori, a Malagrotta e ai varchi aperti sul lungomare di Ostia. C'era del buono ma perché è stata messa la parola fine?", si chiede. "Non abbiamo spiegazioni del fallimento". Poi alza il tono della voce: "Non ci nascondiamo e diciamoci la verità: vengano qui e ci spieghino, anzi ci dimostrino che Marino è un incapace. Ce lo devono dimostrare! E' vergognoso quello che hanno fatto". E, ancora, applausi. "C'è democrazia nel Pd? Non credo. E poi il segreatario Renzi che deride Chiamparino.... sono cose che può fare Maurizio Crozza, non il segretario del Pd".
GUARDA IL VIDEO: MILITANTI PD CONTRO IL GOVERNO


Orfini e Renzi sono sotto accusa, e non solo per le vicende romane: "Verso quale partito stiamo andando?", chiede Marco. "Io ho dei dubbi quando Renzi fa una legge sul falso in bilancio ma esclude le valutazioni dal perimetro del reato". La dimostrazione che non è solo il caso Roma a tenere in fibrillazione il partito. Quel partito che manca di "un piano strategico che dia un'anima alla città, quel partito che ha un problema di fiducia", sottolinea Barca, " a prescindere dalle persone che sceglierà di appoggiare in futuro". Perché prima delle persone devono venire "i contenuti".
Eppure a proposito di persone, proprio il nome di Barca è circolato per il dopo-Marino. Nicola, un altro militante, nel suo intervento prova a sollecitare la sua candidatura: "Noi ora ci aspettiamo che dopo tutto questo, tanti dirigenti del Pd si propongano per raccogliere l'eredità lasciata a Roma dal Pd, anche da te ce lo aspettiamo Fabrizio". Il messaggio è chiaro, ma Barca con un gesto della mano come per dire 'siete pazzi' non lascia spazio a molte speranze. Risposta esaustiva. A Trastevere, come ha detto il segretario del circolo Bitonti in apertura dell'assemblea, "il senso di smarrimento è tanto".

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