Così lo scrittore in una lettera aperta al premier pubblicata su La Repubblica, a due anni da una precedente missiva al presidente del Consiglio. "Le istituzioni italiane - aggiunge l'autore di Gomorra - devono infatti chiedere scusa a quei milioni di persone che sono state considerate una palla al piede e, allo stesso tempo, sfruttati come un serbatoio di energie da svuotare"
“Nonostante il tempo sia scaduto e la deindustrializzazione abbia del tutto desertificato l’economia e la cultura del lavoro del Mezzogiorno, Lei ha il dovere di agire. E ancora prima di ammettere che ad oggi nulla è stato fatto. Solo così potremo ritrovare la speranza che qualcosa possa essere davvero fatto”. Così Roberto Saviano in una lettera aperta al premier Matteo Renzi pubblicata su La Repubblica, a due anni da una precedente lettera dello scrittore al presidente del Consiglio. “Le istituzioni italiane – aggiunge l’autore di Gomorra – devono infatti chiedere scusa a quei milioni di persone che sono state considerate una palla al piede e, allo stesso tempo, sfruttati come un serbatoio di energie da svuotare”.
“Permette un paradosso? – continua Saviano – E’ un tristissimo paradosso. Dal Sud, caro primo ministro, ormai non scappa più soltanto chi cerca una speranza nell’emigrazione. Dal Sud stanno scappando perfino le mafie: che qui non ‘investono’ ma depredano solo. Portando al Nord e soprattutto all’estero il loro sporco giro d’affari. Sì, al Sud non scorre più nemmeno il denaro insaguinato che fino agli anni ’90 le mafie facevano circolare”.
Al Sud, scrive ancora Saviano, “ci sono tantissime persone che resistono attivamente a questo stato di cose e Lei ha il dovere diringraziarle una ad una. Sono tante davvero. E tutte assieme costituiscono una speranza per l’economia meridionale”. “La corruzione più grave – afferma – non è quella del disonesto che vuole rubare: la vergogna è quella dell’onesto che se vuole un documento, se vuole un legittimo diritto, se vuole fare impresa o attività deve ricorrere appunto alla corruzione per ottenere ciò che gli spetta. A sud i diritti si comprano da sempre: e Lei non può non ricordarlo”.
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