GUARDA LE FOTO DELLE SCHEDE ELETTORALI RITROVATE QUI
Ci sarebbero anche mobili antichi della Reggia di Caserta tra i beni che la Camera dei deputati ha destinato al macero, insieme a 44mila tra libri e riviste storiche e a schede elettorali della legislatura in corso. Tutti materiali travolti dal fango che ha raggiunto il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, durante l’alluvione del 31 gennaio 2014. Dopo l’inchiesta de IlFattoQuotidiano.it, che ha rivelato come le massime istituzioni dello Stato conservino beni e documenti di valore in una zona di espansione naturale del Tevere, un’ispezione dei 5 Stelle rivela nuovi particolari. Ma sulle schede elettorali è giallo: il deputato Fraccaro sostiene siano andate distrutte e mostra foto di buste elettorali abbandonate, mentre la Camera nega.
L’ispezione dei 5 Stelle e il voto alla Camera
«Il sito è totalmente inadeguato, ci sono i topi e il pericolo di allagamento non è stato scongiurato. Libri antichi e mobili della Camera non possono stare in un capannone a 40 gradi, senza il minimo rispetto delle norme», spiega al IlFattoQuotidiano.it Riccardo Fraccaro, il deputato 5 Stelle entrato recentemente nel Centro. «Abbiamo visto dei mobili provenienti dalla Reggia di Caserta lasciati in capannoni in aperta campagna, rosicchiati dai topi. Non è stata mai fatta una disinfestazione. Un’ennesima prova di cattiva amministrazione con i partiti che si sono disinteressati a come andavano gestiti i beni pubblici. Caso esemplare di come l’Italia è stata gestita».
«Il sito è totalmente inadeguato, ci sono i topi e il pericolo di allagamento non è stato scongiurato. Libri antichi e mobili della Camera non possono stare in un capannone a 40 gradi, senza il minimo rispetto delle norme», spiega al IlFattoQuotidiano.it Riccardo Fraccaro, il deputato 5 Stelle entrato recentemente nel Centro. «Abbiamo visto dei mobili provenienti dalla Reggia di Caserta lasciati in capannoni in aperta campagna, rosicchiati dai topi. Non è stata mai fatta una disinfestazione. Un’ennesima prova di cattiva amministrazione con i partiti che si sono disinteressati a come andavano gestiti i beni pubblici. Caso esemplare di come l’Italia è stata gestita».
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Il giallo delle schede elettorali
Tra i materiali distrutti, dice Fraccaro, anche schede e verbali di spoglio delle elezioni del 2013, che per legge dovrebbero essere a disposizione per tutta la durata della legislatura per eventuali verifiche. È la Camera stessa, in risposta a una domanda del IlFattoQuotidiano.it, a spiegare la necessità di conservare tali documenti: “la conservazione delle schede “è necessaria per l’intera legislatura a fini di garanzia della correttezza e trasparenza del procedimento elettorale (anche per corrispondere a eventuali richieste delle autorità giudiziarie che svolgano indagini su fatti avvenuti nel corso del procedimento medesimo o ad esso connessi)”. Questo materiale, invece, continua Fraccaro, è ammucchiato all’esterno, esposto al sole e alle intemperie, in attesa di essere distrutto in anticipo rispetto ai termini di legge, poiché oramai inservibile. E aIlFattoQuotidiano.it mostra foto in cui si vedono buste elettorali infangate e abbandonate nell’area di Castelnuovo di Porto.
Tra i materiali distrutti, dice Fraccaro, anche schede e verbali di spoglio delle elezioni del 2013, che per legge dovrebbero essere a disposizione per tutta la durata della legislatura per eventuali verifiche. È la Camera stessa, in risposta a una domanda del IlFattoQuotidiano.it, a spiegare la necessità di conservare tali documenti: “la conservazione delle schede “è necessaria per l’intera legislatura a fini di garanzia della correttezza e trasparenza del procedimento elettorale (anche per corrispondere a eventuali richieste delle autorità giudiziarie che svolgano indagini su fatti avvenuti nel corso del procedimento medesimo o ad esso connessi)”. Questo materiale, invece, continua Fraccaro, è ammucchiato all’esterno, esposto al sole e alle intemperie, in attesa di essere distrutto in anticipo rispetto ai termini di legge, poiché oramai inservibile. E aIlFattoQuotidiano.it mostra foto in cui si vedono buste elettorali infangate e abbandonate nell’area di Castelnuovo di Porto.
La Camera però nega danni alle schede. “Le schede elettorali non hanno subìto alcun danno”, ha detto in Aula il questore della Camera Paolo Fontanelli in risposta a Fraccaro. “I volumi di valore della Biblioteca non sono stati danneggiati ed è andato distrutto solo materiale secondario coperto da assicurazione”. Fontanelli ha precisato che la Camera «continuerà a lavorare per trovare una soluzione alternativa. Ma la sicurezza dei materiali è sotto controllo”. L’Aula ha comunque ritenuto opportuno votare a favore delle richieste del deputato (348 voti favorevoli, 60 contrari).
I due emendamenti prevedono di donare alle scuole i mobili in buono stato non utilizzati della Camera, e di porre fine all’uso del Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto come luogo di conservazione, per il quale la Camera ha pagato nel 2014 un affitto di 764.983,50 euro (su un totale di circa 10 milioni sborsati ogni anno dai vari enti e ministeri che utilizzano il centro come deposito), preferendo una struttura fornita dal Demanio. Sul punto, l’ufficio di presidenza della Camera ha precisato di avere ricevuto la disponibilità, da parte dell’Agenzia del demanio, della ex caserma dell’Esercito in zona Trullo, a Roma, ma “nonostante i ripetuti solleciti, il progetto non ha avuto alcuno sviluppo pratico”. Un’affermazione , questa, che contraddice quanto la stessa Camera aveva affermato al Fatto Quotidiano: «Nonostante le richieste della Camera, l’Agenzia del Demanio ha più volte attestato l’indisponibilità di alternative tra gli immobili di proprietà dello Stato».
Le riviste distrutte
«Mi hanno chiamata dalla biblioteca del Senato dicendo: “Ci dispiace, con l’alluvione è andato distrutto tutto quello che si trovava al di sotto di un metro e mezzo e anche le copie di Op non sono più disponibili”». Lo racconta al IlFattoQuotidiano.it una studentessa, che per la tesi di laurea aveva chiesto di accedere agli articoli di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso nel 1979. Un omicidio annoverato a pieno titolo tra i misteri d’Italia, che dopo anni di processi, condanne eccellenti e altrettanto eccellenti assoluzioni, rimane ancora oggi avvolto nel mistero: senza mandanti, senza esecutori, senza moventi. E ora anche senza gli articoli del giornalista, salvo trovarli in qualche archivio privato, come è stata costretta a fare la studentessa. Sono in tutto centinaia i titoli andati distrutti, per un totale di 10mila quotidiani, 3mila periodici, 3.700 atti parlamentari e collezioni legislative straniere, e solo per quanto riguarda la Camera un totale di 27mila riviste. La più antica è una raccolta di 57 volumi di Le Moniteur Universel, il periodico della fine del Settecento che osò sfidare Napoleone III. Sono oltre 1.300 le sole riviste dell’Ottocento andate perdute.
«Mi hanno chiamata dalla biblioteca del Senato dicendo: “Ci dispiace, con l’alluvione è andato distrutto tutto quello che si trovava al di sotto di un metro e mezzo e anche le copie di Op non sono più disponibili”». Lo racconta al IlFattoQuotidiano.it una studentessa, che per la tesi di laurea aveva chiesto di accedere agli articoli di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso nel 1979. Un omicidio annoverato a pieno titolo tra i misteri d’Italia, che dopo anni di processi, condanne eccellenti e altrettanto eccellenti assoluzioni, rimane ancora oggi avvolto nel mistero: senza mandanti, senza esecutori, senza moventi. E ora anche senza gli articoli del giornalista, salvo trovarli in qualche archivio privato, come è stata costretta a fare la studentessa. Sono in tutto centinaia i titoli andati distrutti, per un totale di 10mila quotidiani, 3mila periodici, 3.700 atti parlamentari e collezioni legislative straniere, e solo per quanto riguarda la Camera un totale di 27mila riviste. La più antica è una raccolta di 57 volumi di Le Moniteur Universel, il periodico della fine del Settecento che osò sfidare Napoleone III. Sono oltre 1.300 le sole riviste dell’Ottocento andate perdute.
Quegli avvisi meteo mai arrivati
Chi avrebbe potuto evitare tutto ciò? La responsabilità in materia di protezione civile è del Comune di Castelnuovo di Porto, che ogni giorno riceve gli avvisi meteo dal centro di Protezione civile regionale e decide cosa fare. “Feci l’ordinanza di sgombero e messa in sicurezza dei materiali. Si fanno quando c’è pericolo”, ci spiega Massimo Lucchese, ex sindaco di Castelnuovo di Porto tra il 1999 e il 2009, che durante il suo mandato si trovò in una condizione analoga. Nel 2014, invece, il giorno dell’alluvione l’ordinanza non c’è stata. Sindaco in carica era Fabio Stefoni, ora sottoposto a un provvedimento di custodia cautelare nell’ambito dell’indagine su Mafia Capitale. Secondo l’ipotesi degli investigatori, basate sulle intercettazioni, il sindaco di Castelnuovo stava discutendo con Buzzi l’apertura di un secondo Cara, proprio di fronte a quello già presente nel Centro polifunzionale. E sempre secondo gli inquirenti, al primo cittadino sarebbe stata riconosciuta da Buzzi una tangente di 50 centesimi per ogni richiedente asilo ospitato nel Cara. Addebiti respinti da Stefoni. Fatto sta che il sindaco non ha emesso nessuna ordinanza a fronte delle condizioni meteo di quelle ore.
Chi avrebbe potuto evitare tutto ciò? La responsabilità in materia di protezione civile è del Comune di Castelnuovo di Porto, che ogni giorno riceve gli avvisi meteo dal centro di Protezione civile regionale e decide cosa fare. “Feci l’ordinanza di sgombero e messa in sicurezza dei materiali. Si fanno quando c’è pericolo”, ci spiega Massimo Lucchese, ex sindaco di Castelnuovo di Porto tra il 1999 e il 2009, che durante il suo mandato si trovò in una condizione analoga. Nel 2014, invece, il giorno dell’alluvione l’ordinanza non c’è stata. Sindaco in carica era Fabio Stefoni, ora sottoposto a un provvedimento di custodia cautelare nell’ambito dell’indagine su Mafia Capitale. Secondo l’ipotesi degli investigatori, basate sulle intercettazioni, il sindaco di Castelnuovo stava discutendo con Buzzi l’apertura di un secondo Cara, proprio di fronte a quello già presente nel Centro polifunzionale. E sempre secondo gli inquirenti, al primo cittadino sarebbe stata riconosciuta da Buzzi una tangente di 50 centesimi per ogni richiedente asilo ospitato nel Cara. Addebiti respinti da Stefoni. Fatto sta che il sindaco non ha emesso nessuna ordinanza a fronte delle condizioni meteo di quelle ore.
IlFattoQuotidiano.it ha provato a contattare il Comune di Castelnuovo senza successo. Fonti hanno però riferito che dagli uffici comunali non risulterebbero reperibili proprio gli avvisi meteorologici del 29 e 30 gennaio, cioè quelli che anticipavano l’alluvione del 31, mentre l’avviso inviato il 31 gennaio è stato protocollato dal Comune – cioè visto – solo il 2 febbraio, a tempesta ormai finita. Impossibile dire se si tratti di inefficienza o altro. Certamente un’ordinanza di sgombero del Cara avrebbe certificato la non idoneità dell’area a ospitare persone e beni da conservare.
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