Dopo il caso Quarto, Chi ne esce più forte? M5s o PD?

sabato 18 luglio 2015

Politici assicurati sulla vita. La polizza la paghiamo noi, ecco l'ultima porcata targata PD in Piemonte


Consiglieri e assessori possono stipulare un’assicurazione a condizioni vantaggiose: il 70% del premio è a carico della Regione, cioè lo sborsano i cittadini. Il Csa chiede conto di quello che, anche per il presidente Laus, è un benefit “inopportuno”
Previdenti, ma con i soldi dei cittadini. Consapevoli che il destino, assai più delle politica, è imperscrutabile quanto imprendibile, consiglieri e assessori regionali piemontesi – previo scongiuro di rito – hanno sottoscritto un’assicurazione sulla vita. Nulla di strano, si dirà. Certo, se non fosse che il premio anziché pagarselo interamente di tasca loro, lo fanno sborsare in gran parte all’ente, ovvero ai contribuenti. Alla faccia della spending review e dei risparmi sbandierati a destra e a manca, si scopre – come ha fatto Luigi Serra, coordinatore del sindacato autonomo Csa – che una determina dirigenzialestabilisce di rinnovare il contratto con la compagnia assicuratrice “alle stesse condizioni praticate nella polizza scadente”, ovvero l’andazzo  va avanti da anni. E da anni ogni consigliere, ma anche assessore che decida di sottoscrivere l’assicurazione non paga come qualsiasi altro cittadino, ma soltanto il 30%, mentre il resto ovvero la fetta più grossa è a carico della Regione.
Le ragioni che (a fatica) sosterrebbero questo provvedimento non sono note, pari affondino in una vecchia legge che nessuno, però, si è ben guardato dal modificare o meglio ancora cancellare. Lo stesso presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, interpellato dallo Spiffero ammette di non essere a conoscenza di questa norma, così come conviene si tratti di un provvedimento se non discutibile di questi tempi perlomeno impopolare e anacronistico. Insomma anche per lo stesso numero uno di Palazzo Lascaris, quella polizza pagata in larga misura dai cittadini, proprio, non opportuna.


La cifra stanziata non è enorme – una trentina di migliaia di euro circa – ma farebbe aggrottare le sopracciglia e, soprattutto, roteare altre parti anatomiche anche si trattasse di pochi euro. Perché devono uscire dalle tasche dei cittadini anziché – come sarebbe logico – da quelle di consiglieri e assessori i cui eredi nell’evenienza nefasta godrebbero dell’assicurazione stipulata? In nome della trasparenza, è pubblicato solo uno stralcio della determina e dietro gli omissis – manco si trattasse di segreto di Stato – si celerebbero le motivazioni alla base di questa che pare ormai una prassi consolidata da anni: cari consiglieri e membri della giunta se volete c’è un’assicurazione molto conveniente: voi ne pagate meno di un terzo, al resto ci pensano i contribuenti. Piccolo benefit, insopportabile privilegio.
Non si conoscono, per ora, neppure le clausole e gli eventi – malattia, solo caso di morte? – coperti dalla polizza. Si sa, invece, che questo contratto vantaggioso – sempre per loro – è stato rinnovato con il gruppo assicurativo UnipolSai, senza ricorrere a una gara d’appalto. Tutto regolare, compresi i citati obblighi in materia di antimafia, ovvio. Quel che tanto regolare non sembra è imporre ai piemontesi di pagare gran parte dell’assicurazione sulla vita ai politici che, come noto, non hanno certo stipendi così esigui da richiedere un aiuto per qualche centinaia di euro da versare alla compagnia assicuratrice di stanza nella bolognese via Stalingrado. Invece questo sistema va  avanti da anni, senza che nessuno abbia neppure fiatato sulla questione. Senza neppure un biglietto mandato a casa dei cittadini, a Natale, con due parole di ringraziamento per quel regalo, fatto a loro insaputa. Stavolta davvero.

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