"Non è successo niente – scrive Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano – Ieri, rispondendo alla Camera a un’interrogazione dei 5Stelle sulla falsariga delle cinque domande del Fatto al Reticente del Consiglio, Maria Elena Boschi pareva un articolo di Repubblica, o dell’Unità, o del Foglio: non è successo niente”.
L’editoriale di Marco Travaglio: L’aveva già detto martedì a In Onda Estate Francesco Bei, uno dei cronisti di Repubblica più innamorati di Renzi: “Queste intercettazioni presentate come scoop, non me ne vogliano i colleghi del Fatto, sono proprio il nulla” (infatti il suo giornale, a quel nulla, ha dedicato due pagine). E la ministressa l’ha ribadito, infilando una balla per frase.
1) Secondo la Boschi, nella telefonata intercettata il 10.1.2014 dalla Procura di Napoli fra l’allora comandante tosco-emiliano della Guardia di Finanza Michele Adinolfi e l’allora segretario del Pd e sindaco di Firenze Matteo Renzi, “non è nemmeno citata l’ipotesi di avvicendamento dell’allora presidente del Consiglio” Letta. Ora, che la Boschi non sapesse scrivere, era già dimostrato dalle riforme da lei vergate in tandem con Verdini. Adesso scopriamo che non sa neppure leggere. Nella trascrizione dei Carabinieri si legge infatti che Renzi è incerto fra due opzioni.: a) “Mettere qualcuno dei nostri… a sminestrare un po’ di roba” nel governo Letta per “governarlo da fuori” con un “rimpastone”; b) “Buttare all’aria tutto”, cioè rovesciare il governo Letta, il che “sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace” e prendersi subito Palazzo Chigi. Renzi è per la seconda opzione e ha già sondato B., “più sensibile a fare un ragionamento diverso”, cioè ad avallare o a sostenere un governo Renzi (otto giorni prima di siglare il patto del Nazareno). Purtroppo però Napolitano “non molla” Letta. Quindi, contrariamente a quanto afferma la Boschi, l’avvicendamento di Letta è citato eccome. Dunque la ministra dei Rapporti col Parlamento ha mentito al Parlamento. Non una, ma quattro volte.
2) “Quello che è grave è che intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale anziché essere stralciate siano finite a un giornale e siano state pubblicate. Su questo sono in atto delle verifiche per accertare eventuali responsabilità. Il ministro della Giustizia ha disposto dei primi accertamenti chiedendo all’Ispettorato generale di procedere in questo senso… Purtroppo non è la prima volta che succede, speriamo che sia l’ultima”.
No, gentile Boschi, non sarà l’ultima (almeno per noi del Fatto). Per un motivo molto semplice. Quelle intercettazioni non sono “finite a un giornale”: sono state depositate a norma di legge agli avvocati dell’inchiesta Cpl Concordia in un fascicolo in parte archiviato su Adinolfi per un’ipotesi di rivelazione di segreti. E, dopo il deposito, hanno perso il carattere di segretezza, dunque le abbiamo legittimamente, anzi doverosamente riferite. Ciò che è “grave” è che il governo, col ministero della Giustizia, abbia avviato indagini su un fatto assolutamente lecito, a caccia degli imprecisati “responsabili” che hanno pubblicato atti pubblici, autentici e di interesse generale. Non, come vaneggia la bella addormentata nei Boschi, per “chi apprezza il genere fantasy… supposizioni, ipotesi, forse addirittura illazioni” estranee all’attività di governo”, ma per tutti i cittadini interessati all’imparzialità delle istituzioni e della Guardia di Finanza.
3) La terza balla è sul caso di Adinolfi, che aspirava al posto di comandante generale della Gdf, sponsorizzato da Gianni Letta e Alfano, ma pure da Renzi, Nardella e Lotti; invece dovette accontentarsi del ruolo di comandante in seconda dopo la conferma del generale Capolupo. Fallita la missione, il 5.2.2014 Adinolfi e Nardella cenarono in una trattoria romana e attribuirono la conferma di Capolupo al presunto strapotere di Giulio Napolitano e ai conseguenti pretesi ricatti sul padre Giorgio (“ce l’hanno per le palle De Gennaro e Letta, pur sapendo qualcosa di Giulio”, disse Adinolfi). Su tutto ciò – afferma la Boschi – “nulla da riferire ha il governo, perché non sono coinvolti esponenti del governo”. E le pressioni pro-Adinolfi di Renzi e dell’attuale sottosegretario Lotti?
4) Come può la Boschi dire che nella cena “non si fa riferimento mai a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza né tantomeno a possibili ricatti nei confronti dell’allora presidente Napolitano”, se nella cena si parla solo di questo? (…).
1) Secondo la Boschi, nella telefonata intercettata il 10.1.2014 dalla Procura di Napoli fra l’allora comandante tosco-emiliano della Guardia di Finanza Michele Adinolfi e l’allora segretario del Pd e sindaco di Firenze Matteo Renzi, “non è nemmeno citata l’ipotesi di avvicendamento dell’allora presidente del Consiglio” Letta. Ora, che la Boschi non sapesse scrivere, era già dimostrato dalle riforme da lei vergate in tandem con Verdini. Adesso scopriamo che non sa neppure leggere. Nella trascrizione dei Carabinieri si legge infatti che Renzi è incerto fra due opzioni.: a) “Mettere qualcuno dei nostri… a sminestrare un po’ di roba” nel governo Letta per “governarlo da fuori” con un “rimpastone”; b) “Buttare all’aria tutto”, cioè rovesciare il governo Letta, il che “sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace” e prendersi subito Palazzo Chigi. Renzi è per la seconda opzione e ha già sondato B., “più sensibile a fare un ragionamento diverso”, cioè ad avallare o a sostenere un governo Renzi (otto giorni prima di siglare il patto del Nazareno). Purtroppo però Napolitano “non molla” Letta. Quindi, contrariamente a quanto afferma la Boschi, l’avvicendamento di Letta è citato eccome. Dunque la ministra dei Rapporti col Parlamento ha mentito al Parlamento. Non una, ma quattro volte.
2) “Quello che è grave è che intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale anziché essere stralciate siano finite a un giornale e siano state pubblicate. Su questo sono in atto delle verifiche per accertare eventuali responsabilità. Il ministro della Giustizia ha disposto dei primi accertamenti chiedendo all’Ispettorato generale di procedere in questo senso… Purtroppo non è la prima volta che succede, speriamo che sia l’ultima”.
No, gentile Boschi, non sarà l’ultima (almeno per noi del Fatto). Per un motivo molto semplice. Quelle intercettazioni non sono “finite a un giornale”: sono state depositate a norma di legge agli avvocati dell’inchiesta Cpl Concordia in un fascicolo in parte archiviato su Adinolfi per un’ipotesi di rivelazione di segreti. E, dopo il deposito, hanno perso il carattere di segretezza, dunque le abbiamo legittimamente, anzi doverosamente riferite. Ciò che è “grave” è che il governo, col ministero della Giustizia, abbia avviato indagini su un fatto assolutamente lecito, a caccia degli imprecisati “responsabili” che hanno pubblicato atti pubblici, autentici e di interesse generale. Non, come vaneggia la bella addormentata nei Boschi, per “chi apprezza il genere fantasy… supposizioni, ipotesi, forse addirittura illazioni” estranee all’attività di governo”, ma per tutti i cittadini interessati all’imparzialità delle istituzioni e della Guardia di Finanza.
3) La terza balla è sul caso di Adinolfi, che aspirava al posto di comandante generale della Gdf, sponsorizzato da Gianni Letta e Alfano, ma pure da Renzi, Nardella e Lotti; invece dovette accontentarsi del ruolo di comandante in seconda dopo la conferma del generale Capolupo. Fallita la missione, il 5.2.2014 Adinolfi e Nardella cenarono in una trattoria romana e attribuirono la conferma di Capolupo al presunto strapotere di Giulio Napolitano e ai conseguenti pretesi ricatti sul padre Giorgio (“ce l’hanno per le palle De Gennaro e Letta, pur sapendo qualcosa di Giulio”, disse Adinolfi). Su tutto ciò – afferma la Boschi – “nulla da riferire ha il governo, perché non sono coinvolti esponenti del governo”. E le pressioni pro-Adinolfi di Renzi e dell’attuale sottosegretario Lotti?
4) Come può la Boschi dire che nella cena “non si fa riferimento mai a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza né tantomeno a possibili ricatti nei confronti dell’allora presidente Napolitano”, se nella cena si parla solo di questo? (…).
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