Il governo tedesco "rispetta il risultato del referendum greco", affermando che "le porte per il negoziato con la Grecia restano aperte" ma che "non ci sono ancora le condizioni per riprenderlo". La Germania "attende nuove proposte da parte di Atene", ma al momento non ci sono i presupposti per trattare su nuovi programmi di aiuto al paese ellenico, come riporta Il Fatto Quotidiano:
"La porta resta sempre aperta, ma visto il risultato del referendum "al momento non ci sono i presupporsi per nuove trattative su altri programmi di aiuto". Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, a Berlino in conferenza stampa. "Molto dipende dalle proposte che la Grecia metterà adesso sul tavolo".
La posizione della Germania, anche dopo la vittoria del NO al referendum che si è tenuto ieri, rimane immutata:
"Il taglio del debito per noi non è un tema", lo ha ribadito Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, sostenendo che la posizione della Germania non è cambiata."
"La porta resta sempre aperta, ma visto il risultato del referendum "al momento non ci sono i presupporsi per nuove trattative su altri programmi di aiuto". Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, a Berlino in conferenza stampa. "Molto dipende dalle proposte che la Grecia metterà adesso sul tavolo".
La posizione della Germania, anche dopo la vittoria del NO al referendum che si è tenuto ieri, rimane immutata:
"Il taglio del debito per noi non è un tema", lo ha ribadito Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, sostenendo che la posizione della Germania non è cambiata."
Il ministro delle Finanze: mi dimetto per favorire un accordo
Poi, in un post sul suo blog, Varoufakis ha spiegato di aver lasciato l'incarico per consentire al primo ministro, Alexis Tsipras, di stringere piu' facilmente un accordo con i creditori. "Subito dopo l'annuncio dei risultati del referendum, sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell'Eurogruppo e di 'partner' assortiti per una mia... 'assenza' dai loro vertici, un'idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un'intesa", scrive Varoufakis, "per questa ragione oggi lascio il ministero delle Finanze".
"Considero mio dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare come ritiene opportuno il capitale che il popolo greco ci ha garantito con il referendum di ieri", ha aggiunto l'ex ministro, "e portero' con orgoglio il disgusto dei creditori". Tsakalotos favorito per il posto di Varoufakis- Il capo negoziatore greco a Bruxelles e portavoce economico del governo ellenico, Euclid Tsakalotos, e' il candidato favorito per sostituire il dimissionario Yanis Varoufakis al ministero delle Finanze. Lo riferiscono all'agenzia Reuters fonti di governo mentre e' ancora in corso ad Atene un vertice sulla nomina. Tsakalotos viene dal mondo accademico come Varoufakis, alle cui posizioni e' considerato vicino. Sebbene piu' vicino all'aria massimalista di Syriza rispetto ad altri possibili candidati, come il vicepremier Yannis Dragasakis, Tsakalotos e' ben conosciuto a Bruxelles, avendo guidato nei mesi scorsi la delegazione che aveva negoziato con i creditori la revisione degli accordi con Atene.
Come previsto, le borse europee aprono in decisa flessione dopo la vittoria dei 'No' al referendum sulle proposte dei creditori per proseguire i finanziamenti alla Grecia. I ribassi sono consistenti ma non costituiscono di certo un tracollo, come temevano diversi operatori, e sono coerenti con la chiusura delle posizioni corte aperte dagli investitori in attesa di conoscere i risultati della consultazione. Alla reazione non inconsulta dei mercati hanno contribuito le dimissioni a sorpresa del responsabile delle Finanze, Yanis Varoufakis, considerata una concessione di Alexis Tsipras a Bruxelles, dove l'anticonvenzionale ministro era poco gradito. Il Dax di Francoforte perde l'1,84% a 10.857 punti, l'Ftse 100 di Londra arretra dell'1,09% a 6.514 punti, il Cac 40 di Parigi scende dell'1,99% a 4.711 punti, l'Ftse Mib di Milano cede il 2,56% a 23.686 punti. In calo del 2,2% l'Ibex di Madrid.
Ieri sera, subito dopo la vittoria del 'no' al referendum, Alexis Tsipras aveva dichiarato in tv: "Da domani la Grecia tornera' al tavolo delle trattative". Il premier greco, in un intervento televisivo aveva indicato tre priorita': il funzionamento delle banche, un programma di riforme basato sull'equita' e la questione del debito, cosi' come l'ha recentemente impostata il Fmi. "La nostra priorita' e' un velocissimo riordino del sistema bancario - ha detto Tsipras - e la stabilita' economica. La Bce deve tener presente la situazione sociale e umana del nostro Paese". Inoltre "noi vogliamo continuare le trattative presentando un programma di riforme basate sulla giustizia sociale". "Sul tavolo negoziale dovra' poi esserci anche la questione del debito, specie dopo il rapporto del Fmi nel quele si dice che occorre riarticolare la questione del debito, perche ci sia un'uscita dalla crisi non solo per la Grecia ma anche per l'Europa".
Ieri l'ex premier greco, il 64enne Antonis Samaras, si e' dimesso dalla leadership del partito di opposizione Nuova Democrazia, dopo i risultati del referendum. "Il nostro movimento - ha affermato Samaras - ha bisogno di una ripartenza". Il presidente francese, Francois Hollande, e la cancelliera tedsca, Angela Merkel, dopo una telefonata a due che ha indispettito Matteo Renzi e colloqui separati con Merkel, Tsipras, Juncker, Schulz e Tusk hanno chiesto che i leader dei Paesi dell'Eurozona si incontrino domani e hanno ottenuto che il presidente di turno del Consiglio europeo organizzasse il summit per martedi' alle 18. Berlino, Tsipras e i suoi guidano Atene verso il precipizio "Tsipras e il suo Governo stanno guidando la Grecia su un cammino senza speranza. Tsipras ha buttato giu' gli ultimi ponti per raggiungere un compromesso tra Grecia e Europa" ha detto al 'Tagesspiegel' il vicecancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, che ritiene "dificilmente immaginabili" nuovi negoziati dopo la vittoria del no al referendum.
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